Lui & Lei
Le Terme
di ParideeElena
20.11.2024 |
647 |
3
"Rise, ma cominciò a guardarsi attorno..."
*Le Terme*Il telefono era in modalità silenziosa, ma la notifica fece illuminare lo schermo e tanto bastò a Marco per notare quel chiarore nell’oscurità della sua stanza, quella domenica mattina.
Temeva di sapere di chi fosse quel primo WhatsApp così mattiniero. Nel buio ci mise un po' a cercare gli occhiali.
La serata del sabato aveva lasciato qualche strascico. Non un vero hangover. Una cenetta con amici tirata fino a tardi, ma sul tavolo del suo appartamento c’era ancora un bel disordine e diverse bottiglie vuote.
"Andiamo alle Terme?" – Elena.
"Zzo", pensò. Più che una proposta, sembrava un imperativo! Del resto, sta storia delle Terme andava avanti già da un po'. Marco non nutriva una irresistibile passione per l’argomento, così decise di dormirci un po' su.
La moka cominciò a brontolare. Serviva un bel caffè, meglio due.
"Allora?" Un altro messaggio.
Andò alla finestra e vide che era veramente novembre: nubi basse e cielo cupo. Una classica domenica da divano e sport in TV.
Pensò: poteva andare peggio… Elena poteva chiedergli di andare all’Ikea o all’outlet. Forse era il giorno buono per liquidare la pratica Terme.
Un’occhiata a Google Maps: 1,02 minuti. Si poteva fare.
"Affare fatto", rispose.
Sapeva che Elena era al lavoro fino alle 16. Se la prese con calma, indossò la tuta e cominciò a rimettere un po' d’ordine in casa, ancora sottosopra dopo la seratina.
Elena lo chiamò per avvisarlo del suo imminente arrivo in anticipo. Era riuscita a sgattaiolare con qualche minuto di margine. Un’ora dopo la macchina si fermò nel parcheggio del centro termale.
Per me era la prima volta. Non per lei.
Non sapevo cosa aspettarmi. Era ormai buio quando uscimmo dallo spogliatoio in ciabatte e accappatoio.
Mi guardai attorno: atmosfera rilassante, una musica non proprio da relax, ma la curiosità cresceva.
Un drink al bar della struttura, giusto il tempo di guardarsi un po' intorno. Nessun volto conosciuto e, nell’aria, uno spiccato accento locale da parte del personale e degli ospiti, se si esclude qualche straniero.
Era il momento di entrare in acqua. Piacevolmente calda. Faceva strano stare sotto le stelle con l’acqua fino al mento, circondati da numerose altre coppie appoggiate al bordo, intente a scambiarsi effusioni.
La mia immaginazione galoppava. Ci sono leggende su questi luoghi termali, dove sotto la superficie dell’acqua torbida possono nascere interazioni con altri ospiti di natura “erotica”.
Elena era curiosa. Le manifestai le mie fantasie. Lei rise.
Rise, ma cominciò a guardarsi attorno. Le avevo insinuato il dubbio. Che fosse solo leggenda?
Giocammo a puntare qualche coppia fantasticando: loro potrebbero essere dei bei maialini… o loro… e quelli laggiù?
Per quello che ne sapevo, in quelle condizioni (relax e acqua calda), il corpo e la mente si assopiscono. Per questo non mi capacitavo del perché avessi quella irresistibile voglia di allungare una mano, afferrare Elena e baciarla con passione.
Al terzo bacio qualcosa, lì sotto, cominciò ad agitarsi. Un’inaspettata erezione. Lì. In mezzo a decine di persone. Provai a fare la faccia più normale che potevo, ma niente.
Con la mano nel costume non riuscivo a capacitarmi di quel cilindro di marmo.
Il “primo amore” non si scorda mai e… cominciai ad andare su e su con la mano. Elena era a pochi centimetri. Conosceva quel mio sguardo. Afferrai la sua mano e le chiesi di continuare con ritmo costante.
La giovane coppia a tre metri da noi capì tutto, ma fece finta di nulla.
Eravamo entrambi eccitati. Con la mano afferrai i glutei di lei, tirandola tra le mie cosce. Avevo voglia di baciarla.
Ele baciava bene. E questo non aiutava.
Non resistetti. Le dissi: "Vieni. Sposta il costume. Ti desidero".
Obbediente, si avvicinò e, guardandosi attorno con eccitata circospezione, mi lasciò entrare dentro di lei. Una piccola resistenza iniziale, poi piano piano quella mazza d’acciaio penetrò, centimetro dopo centimetro, sempre più in profondità in quella fica strettissima, rovente… avvolgente.
Un incastro sublime e diabolico. La custodia perfetta dove infilare quel coso enorme con le sue vene che pulsavano. Lei lo sentiva. Tutto! Ci muovevamo lentamente. Ci volevamo. Mai provato nulla di simile. Un piacere nuovo. Lussuria.
Il mio cazzo esplose, mentre i nostri volti dissimulavano smorfie di piacere. Le mani aggrappate ai suoi glutei. Le mie spinte creavano piccole onde sul pelo dell’acqua.
Mantenevo a malapena il controllo. Decisi di uscire dalla sua fica ormai accogliente. Per un attimo lei, liberata dall’incastro, si allontanò e immerse i capelli nell’acqua.
Pensai: *OK, calmiamoci.*
Niente da fare!
"Lui" non ne voleva sapere. Elena sorrise e capì. La sua mano esperta afferrò il cazzo. La mia testa cadde nell’acqua all’indietro. Lei mi guardò negli occhi. Non c’era più nessuno intorno, o almeno quella era la mia percezione.
Pochi secondi e avvertii il piacere scorrere lungo le braccia e le gambe. Inspirai forte col naso. Qualche istante di estasi.
Grazie, Elena.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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